Gianni Petrucci
2004-04-27 12:19:56 UTC
Riporto questo articolo sulle diete ipocaloriche.
La fonte è www.asca.it e fa riferimento ad un articolo pubblicato su
Proceedings of the National Academy of Sciences.
L'articolo ha per oggetto uno studio della durata di 6 ANNI nel quale:
gli individui di un gruppo hanno introdotto tra le 1.100 e le 1.950
calorie al giorno, distribuite in un 26% di proteine, un 28% di grassi
e un 46% di carboidrati.
Ricorda qualcosa?
gli individui di un secondo gruppo hanno avuto un apporto calorico che
variava tra 1.975 e 3.550 calorie giornaliere, provenienti per il 18%
dalle proteine, per il 32% dai grassi e per il 50% dai carboidrati.
Ricorda qualcosa?
Scoprite voi stessi chi sta meglio.....
Ciao!!!
Gianni
"Una riduzione dell'introito calorico esercita un potente effetto
protettivo contro alcune delle malattie che sono la principale causa
di morte e disabilità nei paesi industrializzati"
Un'alimentazione equilibrata ma con poche calorie praticata per lungo
tempo, magari per tutta la vita, è in grado di ridurre drasticamente
il rischio di sviluppare diabete, ipertensione arteriosa e placche
aterosclerotiche nelle arterie. A questa conclusione sono giunti i
ricercatori della Washington University di St. Louis, dopo aver
studiato 18 individui che si sono volontariamente sottoposti a un
severo regime dietetico di restrizione calorica per un periodo medio
di 6 anni.
Questo studio clinico, pubblicato nell'edizione online del Proceedings
of the National Academy of Sciences, è il primo ad aver mostrato gli
effetti benefici di un lungo periodo di restrizione calorica in un
gruppo d'individui che consumano una dieta varia ed equilibrata e che
vivono e lavorano con successo nella moderna società occidentale.
''La nostra ricerca dimostra chiaramente che una cronica riduzione
dell'introito calorico esercita un potente effetto protettivo contro
alcune delle malattie che sono la principale causa di morte e
disabilità nei paesi industrializzatì' - spiega Luigi Fontana, primo
autore dello studio e oggi ricercatore presso il Dipartimento di
Sanità Alimentare dell'Istituto Superiore di Sanità. Centinaia di
studi scientifici condotti sui roditori hanno ormai sancito che la
restrizione calorica (RC) è in grado di allungare la durata massima
della vita, anche del 30-40%, e di ridurre l'incidenza di cancro in
questi mammiferi.
''Non possiamo sapere con esattezza quanto vivranno le persone
coinvolte nell'indagine - va avanti il ricercatore - ma di sicuro la
loro aspettativa di vita è maggiore rispetto alla media degli altri
individui, poichè, con molta probabilità, non andranno incontro
all'occlusione delle arterie nè svilupperanno diabete o ipertensione
arteriosa, condizioni che precedono, spesso, l'insorgere d'infarto del
miocardio e di ictus cerebralè'.
I 18 individui studiati, membri della società americana ''Caloric
Restriction Optimal Nutrition'', si sono sottoposti volontariamente ad
una dieta ipocalorica, che tuttora seguono da un periodo di tempo
variabile tra i 3 e i 15 anni. Sono per lo più professionisti di
successo, professori universitari e manager di compagnie che ''amano
la vità' a tal punto da decidere di rinunciare ad un pò di calorie
nella convinzione che ciò li farà vivere più a lungo e più sani.
La loro alimentazione è diversa, non solo in termini di apporto
calorico, ma anche di composizione, da quella tipicamente occidentale
dei 18 soggetti costituenti il gruppo di controllo.
Nel primo gruppo, infatti, gli individui introducevano tra le 1.100 e
le 1.950 calorie al giorno, distribuite in un 26% di proteine, un 28%
di grassi e un 46% di carboidrati. Nel secondo gruppo, l'apporto
calorico variava tra 1.975 e 3.550 calorie giornaliere, provenienti
per il 18% dalle proteine, per il 32% dai grassi e per il 50% dai
carboidrati.
Sono stati, quindi, misurati, in entrambi i gruppi, i maggiori indici
di rischio cardiovascolare, risultati tutti significativamente più
bassi nel gruppo in RC: i livelli di colesterolo e trigliceridi nel
sangue, la glicemia e l'insulinemia a digiuno, la pressione arteriosa,
le concentrazioni sieriche di proteina C-reattiva (un indice di
infiammazione sistemica), l'indice di massa corporea e la percentuale
di grasso corporeo, nonchè lo spessore intima-media delle arterie
carotidi (dello strato interno cioè della parete arteriosa, dove di
solito si deposita il materiale che forma la placca aterosclerotica).
I ricercatori hanno potuto constatare che nei soggetti in RC i livelli
di colesterolo LDL, ovvero il colesterolo conosciuto come 'cattivò,
erano estremamente bassi con una media pari a 86 mg/dl. I livelli,
invece, dell'HDL colesterolo, ossia il colesterolo 'buonò (un indice
della quantità di colesterolo che viene allontanato dalle arterie per
esser eliminato), sono risultati più alti di quelli del gruppo di
controllo.
I livelli dei trigliceridi, poi, si sono rivelati più bassi di oltre
il 95% rispetto alla media della popolazione americana, comparabili
addirittura con quelli di giovani di 20 anni o poco più, sebbene i
partecipanti allo studio avessero un'età media di 50 anni (range 35 -
82 anni).
La pressione arteriosa media dei soggetti in RC era eccezionalmente
bassa (100/60 mmHg), paragonabile a quella che si riscontra
normalmente in bambini di 10 anni.
Straordinariamente basse si sono anche rivelate le concentrazioni a
digiuno del glucosio e dell'insulina nel sangue di questi soggetti:
per esempio le concentrazioni d'insulina erano inferiori del 65%
rispetto a quelle del gruppo di controllo.
La proteina C-reattiva, un indice di infiammazione che sembrerebbe
giocare un ruolo chiave nello sviluppo della malattia aterosclerotica,
era anch'esso significativamente più basso che nei soggetti di
controllo.
Lo spessore intima-media delle arterie carotidi dei soggetti in RC,
infine, era inferiore di circa il 40% rispetto a quello del gruppo di
controllo.
Asca, 22 aprile 2004
La fonte è www.asca.it e fa riferimento ad un articolo pubblicato su
Proceedings of the National Academy of Sciences.
L'articolo ha per oggetto uno studio della durata di 6 ANNI nel quale:
gli individui di un gruppo hanno introdotto tra le 1.100 e le 1.950
calorie al giorno, distribuite in un 26% di proteine, un 28% di grassi
e un 46% di carboidrati.
Ricorda qualcosa?
gli individui di un secondo gruppo hanno avuto un apporto calorico che
variava tra 1.975 e 3.550 calorie giornaliere, provenienti per il 18%
dalle proteine, per il 32% dai grassi e per il 50% dai carboidrati.
Ricorda qualcosa?
Scoprite voi stessi chi sta meglio.....
Ciao!!!
Gianni
"Una riduzione dell'introito calorico esercita un potente effetto
protettivo contro alcune delle malattie che sono la principale causa
di morte e disabilità nei paesi industrializzati"
Un'alimentazione equilibrata ma con poche calorie praticata per lungo
tempo, magari per tutta la vita, è in grado di ridurre drasticamente
il rischio di sviluppare diabete, ipertensione arteriosa e placche
aterosclerotiche nelle arterie. A questa conclusione sono giunti i
ricercatori della Washington University di St. Louis, dopo aver
studiato 18 individui che si sono volontariamente sottoposti a un
severo regime dietetico di restrizione calorica per un periodo medio
di 6 anni.
Questo studio clinico, pubblicato nell'edizione online del Proceedings
of the National Academy of Sciences, è il primo ad aver mostrato gli
effetti benefici di un lungo periodo di restrizione calorica in un
gruppo d'individui che consumano una dieta varia ed equilibrata e che
vivono e lavorano con successo nella moderna società occidentale.
''La nostra ricerca dimostra chiaramente che una cronica riduzione
dell'introito calorico esercita un potente effetto protettivo contro
alcune delle malattie che sono la principale causa di morte e
disabilità nei paesi industrializzatì' - spiega Luigi Fontana, primo
autore dello studio e oggi ricercatore presso il Dipartimento di
Sanità Alimentare dell'Istituto Superiore di Sanità. Centinaia di
studi scientifici condotti sui roditori hanno ormai sancito che la
restrizione calorica (RC) è in grado di allungare la durata massima
della vita, anche del 30-40%, e di ridurre l'incidenza di cancro in
questi mammiferi.
''Non possiamo sapere con esattezza quanto vivranno le persone
coinvolte nell'indagine - va avanti il ricercatore - ma di sicuro la
loro aspettativa di vita è maggiore rispetto alla media degli altri
individui, poichè, con molta probabilità, non andranno incontro
all'occlusione delle arterie nè svilupperanno diabete o ipertensione
arteriosa, condizioni che precedono, spesso, l'insorgere d'infarto del
miocardio e di ictus cerebralè'.
I 18 individui studiati, membri della società americana ''Caloric
Restriction Optimal Nutrition'', si sono sottoposti volontariamente ad
una dieta ipocalorica, che tuttora seguono da un periodo di tempo
variabile tra i 3 e i 15 anni. Sono per lo più professionisti di
successo, professori universitari e manager di compagnie che ''amano
la vità' a tal punto da decidere di rinunciare ad un pò di calorie
nella convinzione che ciò li farà vivere più a lungo e più sani.
La loro alimentazione è diversa, non solo in termini di apporto
calorico, ma anche di composizione, da quella tipicamente occidentale
dei 18 soggetti costituenti il gruppo di controllo.
Nel primo gruppo, infatti, gli individui introducevano tra le 1.100 e
le 1.950 calorie al giorno, distribuite in un 26% di proteine, un 28%
di grassi e un 46% di carboidrati. Nel secondo gruppo, l'apporto
calorico variava tra 1.975 e 3.550 calorie giornaliere, provenienti
per il 18% dalle proteine, per il 32% dai grassi e per il 50% dai
carboidrati.
Sono stati, quindi, misurati, in entrambi i gruppi, i maggiori indici
di rischio cardiovascolare, risultati tutti significativamente più
bassi nel gruppo in RC: i livelli di colesterolo e trigliceridi nel
sangue, la glicemia e l'insulinemia a digiuno, la pressione arteriosa,
le concentrazioni sieriche di proteina C-reattiva (un indice di
infiammazione sistemica), l'indice di massa corporea e la percentuale
di grasso corporeo, nonchè lo spessore intima-media delle arterie
carotidi (dello strato interno cioè della parete arteriosa, dove di
solito si deposita il materiale che forma la placca aterosclerotica).
I ricercatori hanno potuto constatare che nei soggetti in RC i livelli
di colesterolo LDL, ovvero il colesterolo conosciuto come 'cattivò,
erano estremamente bassi con una media pari a 86 mg/dl. I livelli,
invece, dell'HDL colesterolo, ossia il colesterolo 'buonò (un indice
della quantità di colesterolo che viene allontanato dalle arterie per
esser eliminato), sono risultati più alti di quelli del gruppo di
controllo.
I livelli dei trigliceridi, poi, si sono rivelati più bassi di oltre
il 95% rispetto alla media della popolazione americana, comparabili
addirittura con quelli di giovani di 20 anni o poco più, sebbene i
partecipanti allo studio avessero un'età media di 50 anni (range 35 -
82 anni).
La pressione arteriosa media dei soggetti in RC era eccezionalmente
bassa (100/60 mmHg), paragonabile a quella che si riscontra
normalmente in bambini di 10 anni.
Straordinariamente basse si sono anche rivelate le concentrazioni a
digiuno del glucosio e dell'insulina nel sangue di questi soggetti:
per esempio le concentrazioni d'insulina erano inferiori del 65%
rispetto a quelle del gruppo di controllo.
La proteina C-reattiva, un indice di infiammazione che sembrerebbe
giocare un ruolo chiave nello sviluppo della malattia aterosclerotica,
era anch'esso significativamente più basso che nei soggetti di
controllo.
Lo spessore intima-media delle arterie carotidi dei soggetti in RC,
infine, era inferiore di circa il 40% rispetto a quello del gruppo di
controllo.
Asca, 22 aprile 2004